Marco Parente presenta il suo nuovo album Neve ridens.
Un lavoro complesso composto da due dischi, uno in uscita a breve
e un altro previsto per febbraio, entrambi con lo stesso titolo ma
ognuno con una parola cancellata.
Parliamo con lui di queste canzoni, del suo modo di vedere la musica e
di quello che c’è intorno...
Cosa ti piace di quest’album?
Sicuramente, l’approccio e il suono che ne è scaturito. Do un giudizio da musicista perchè mi sono piaciute molto le dinamiche e lo svilupparsi del lavoro con i musicisti con cui ho lavorato in produzione, per la registrazione e la realizzazione del risultato finale. Un lavoro nemmeno molto lungo, c’è stata grossa sinergia nel gruppo e per questo, mi ripeto, mi piace molto il suo suono, è il suono di un gruppo, di una band, con le anime e le personalità di ogni partecipante. Io sono arrivato con molto materiale però ho deciso, visto il feeling che che si era creato, di mettere da parte molto di quello che avevo scritto e lasciare andare le cose secondo un flusso proprio, dandogli la direzione che volevo ma facendo sì che tutto nascesse in maniera molto spontanea e veloce. Ci sento molto rock, in particolare rock’n’roll perchè è un suono energico e teso che parte dalla sezione ritmica, da questa batteria inventata che legava un po’ tutte le parti e le sonorità dei pezzi...
Cosa significa batteria inventata?
Inventata, composta da custodie di batterie, di plastica fondamentalmente. Devi immaginare come se un bambino vedesse uno strumento e vuole ricostruirselo in casa con cosa trova, con le scatole di cartone o altro. E’ stato un esperimento delle prime prove, ci piaceva il risultato, questo suo sapore di batteria elettronica ma con una dinamica molto più sensibile
Perchè hai deciso di far uscire 2 album con lo stesso nome?
Perchè mi sono trovato con molte canzoni, molti spunti. Man mano che si lavorava ho capito che non volevo rinunciare quasi a nessuno di questi pezzi. Non volevo fare un disco lungo e nemmeno un disco doppio perchè avrebbe subito saturato e avrebbe avuto l’effetto di un disco faticoso, avrei perso l’attenzione dell’ascoltatore. Poi osservando meglio i testi e risentendo le canzoni sono riuscito a individuare due facce della stessa medaglia e a dividere queste due facce dandogli, comunque, unitarietà e, soprattutto, omogeneità. L’approccio del primo lavoro, quello che hai sentito tu, ha un suono quasi sempre unitario, che è quello che ti ho descritto prima e che così è stato elaborato. L’approccio della seconda parte è decisamente più dilatato, più aperto, più minimale. Ci saranno brani uculele e voce, piano e voce, brani acustici suonati con tessuti di lamiere. I due dischi, comunque, si completeranno, anche graficamente con questa cancellatura che si estenderà a tutto il titolo...
Si nota che questo primo disco disco va avanti verso un processo di demolizione...
Si assolutamente, l’ultima traccia che è il terzo movimento di una trilogia (le prime due parti compariranno, invece, sul secondo disco) va verso la demolizione, verso l’astrazione. Cosa curiosa: i due lavori sono in relazione tramite le parole, per cui ci sono delle intere frasi che ritornano in altre canzoni del secondo disco, in un contesto assolutamente diverso.
Cosa ti piace di più dell’essere un musicista?
Non me lo sono mai chiesto
Cosa ti piace meno?
Certe condizioni, non mi piace quando devo spiegare quello che voglio fare.
Credi che la tua musica sia cerebrale?
No credo sia assolutamente viscerale, però con intelligenza. E’ come dare dell’intelligenza al cuore, per me cuore e testa sono due cose strette da una fortissima relazione. La testa ha anche il suo cuore, tutto passa da li...
Ti senti presuntuoso?
No, non mi sento presuntuoso perchè fatico molto e penso di farlo con onestà e con autocritica, soprattutto. Sono pronto a difendere quello che faccio, capisco che posso essere considerato arrogante nel farlo, ma ogni volta, al compimento di un lavoro porto insieme dubbi e risultati.
Dal momento che concentri molto del tuo impegno per fare musica in Italia, non ti interessa esportare la tua esperienza all’estero?
No io esporterei più che volentieri se qualcuno ce la portasse (ride), è vero che sono italiano, ma il mio background appartiene a una cultura esterofila, cercare di dargli una faccia italiana è stata una sfida artistica stimolante. Non ne faccio una questione territoriale, credo che se riuscissi ad andare all’estero, la mia musica sarebbe apprezzata in una maniera più semplice. Mi interessa comunque farla conoscere in Italia. Spesso mi trovo a disagio, perchè mi sembra di passare per un alieno, soprattutto in determinati ambienti. Magari è presunzione (come mi hai detto tu prima). Spesso, però, mi meraviglio dell’effetto che fa la mia musica su chi mi ascolta, spesso le sorprese più piacevoli e semplici arrivano da persone che casualmente si imbattono in un mio disco o un mio concerto, al contrario le risposte più fredde vengono sempre da ’addetti ai lavori’, è una sorta di pregiudizio...
La meraviglia è concentrazione?
E’ un percorso, è come si vive. Come la consapevolezza, la lucidità verso i grandi sentimenti e le grandi emozioni, più ci arrivi concentrato e lucido e più capisci.
Com’è il tuo rapporto con la tecnologia?
Abbastanza pessimo, sono incuriosito e ci lavoro costantemente però preferisco prendere un po’ le distanze, fino a quando riesco ad arrivare con le mie mani, il mio corpo, la mia testa, preferisco arrivarci da solo. Trovo spesso che nel progresso chi guadagna con le tecnologie è chi le programma e non chi le usa.
Secondo te, quindi, la tecnologia non accorcia le distanze?
Si le accorcia le distanze ma bisogna vedere come lo fa, oggi con internet io posso parlare con un islandese nel giro di un minuto e avere un dialogo ma non so che tipo di conoscenza ne può venir fuori. E’ sempre stato così, ogni invenzione dell’uomo ha sempre due facce
Ultima domanda, dal momento che la tua esperienza nel mondo musicale è più che decennale, cosa significa, a tuo parere, la ’crescita per un artista’?
(Sospiro) Credo non arrivare mai a un meta, andare sempre avanti, aver sempre una nuova cuoriosità, un’idea da percorre in un suo percorso. Avere sempre una meta ma non raggiungerla così spesso, muoversi sempre...
Grazie molte
Grazie a te
Neve ridens, un giorno
Neve ridens
di Sandro Giorello
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